A cura di ACEPER
La storia del duo Pitea-Ruffinatto evidenzia come l’incontro tra energie opposte e mentalità complementari produca risultati sopra la media. Un equilibrio che favorisce innovazione e crescita
Le aziende italiane stanno perdendo un’opportunità di crescita del 63% ignorando il valore delle competenze complementari nella leadership. Secondo un importante fondo internazionale, le imprese fondate da donne superano costantemente quelle fondate da uomini in termini di performance, eppure solo il 24% dei CEO e il 32% dei manager in Italia sono donne. Un paradosso che pesa sul sistema produttivo, considerando che l’ingresso di una sola donna nei vertici può aumentare il rendimento aziendale fino a 13 punti base. Il problema non è solo numerico ma culturale. In Europa la presenza femminile nei consigli di amministrazione è ferma al 35% e meno di un’azienda su dieci è guidata da una donna. In Italia la situazione è ancora più critica: solo il 3% delle grandi imprese ha un’amministratrice delegata. Dati che mostrano quanto il mondo imprenditoriale continui a sottovalutare il valore delle competenze complementari, quelle soft skill che includono pensiero critico, problem solving, gestione del tempo, leadership e collaborazione.
L’esperienza professionale di Veronica Pitea conferma questa evidenza: “Lavoro con il mio socio da 10 anni e il connubio maschio-femmina è quello vincente. Uno è più attivo e relativo, l’altro più creativo, e quando queste due dimensioni si incontrano fanno scintille”. Una testimonianza che riflette una tendenza sempre più evidente nel mercato.
La mappatura delle competenze è oggi uno strumento strategico per valorizzare queste abilità all’interno delle organizzazioni. Le imprese che investono in questo ambito registrano miglioramenti nel fatturato, nel clima interno e nella capacità di innovare. “Siamo partiti da zero e oggi fatturiamo cifre importanti”, osserva Simone Ruffinatto, “perché abbiamo capito che le competenze tecniche da sole non bastano”.
Il mercato del lavoro si sta già muovendo in questa direzione: le competenze interpersonali, un tempo considerate accessorie, sono oggi centrali nelle strategie di recruiting delle aziende più innovative. “Il successo dipende dalla capacità di far dialogare competenze diverse”, sottolinea Pitea. “Non si tratta di quote rosa, ma di intelligenza imprenditoriale”.
Entro il 2030 le aziende con leadership diversificata domineranno i mercati globali. Gli investitori internazionali stanno già premiando le realtà che dimostrano equilibrio di genere e valorizzazione delle competenze complementari. “Abbiamo dimostrato che funziona”, conclude Ruffinatto. “Ora sta agli altri capire che non è ideologia, ma puro business”. Il cambiamento è iniziato, ma procede troppo lentamente. Le aziende che non sapranno valorizzare la diversità di genere e la complementarietà delle competenze rischiano di perdere competitività in un mercato sempre più orientato verso modelli inclusivi, evoluti e performanti.
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Fonte: FORBES 98 – Dicembre 2025
