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COP26: Vittoria o sconfitta? Obiettivi raggiunti o nuove opportunità?

Il 26esimo incontro della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 26) si è svolto a Glasgow. I delegati hanno discusso a lungo per trovare un’intesa, ma con risultati ritenuti da molti non del tutto soddisfacenti. COP26: Vittoria o sconfitta? Obiettivi raggiunti o nuove opportunità per il clima?

Glasgow Climate Pact: obiettivi e risultati

La conferenza ha portato ad uno scontro aperto tra due ampi fronti: grandi nazioni sviluppate vs nazioni in via di sviluppo, penalizzando le aree meno sviluppate. Firmando il Glasgow Climate Pact (Patto sul clima) si è giunti ad un accordo, i cui obiettivi sono:

  • Riduzione delle emissioni del 45% rispetto al 2010 entro il 2030 e zero emissioni al 2050, anche se il testo non specifica in che modo.
  • Migliorare gli obiettivi di riduzione delle emissioni da parte di ogni nazione (Nationally Determined Contributions), entro la prossima COP 2022 in Egitto, anche se in realtà era    uno degli obiettivi di questa COP.

Il compromesso raggiunto pare inadeguato per raggiungere lo scopo primario: mantenere la temperatura terrestre al di sotto di 1,5 gradi per la salvaguardia del Pianeta.

Sulla base delle attuali tendenze dei singoli paesi, le emissioni saranno maggiori del 13% rispetto al 2010. Per invertire tali tendenze, sarebbe necessario un cambiamento estremo entro un anno, in modo da raggiungere un -45% di emissioni, ma l’impresa è ardua.

Occorre che i Paesi ricchi contribuiscano all’adattamento climatico dei Paesi più svantaggiati entro il 2025 rispetto ai valori del 2019, cosa che era già stata stabilita dall’accordo di Parigi, ma quasi totalmente ignorata.

Infine è passata la proposta dell’India e delle Cina di modifica del testo: “eliminare gradualmente” in “ridurre gradualmente” lo sfruttamento del carbone, un cambio particolarmente rilevante, considerando che il carbone è il combustibile maggiormente responsabile delle emissioni di CO2.

Il testo contiene inoltre, l’invito a ridurre drasticamente anche gli altri gas serra, accelerare in ambito delle rinnovabili e ridurre l’utilizzo di fonti fossili.

Una novità importante riguarda l’accordo di collaborazione tra Cina e Usa contro il riscaldamento globale che prevede un’accelerazione nella transizione energetica, nel processo di decarbonizzazione e nella riduzione delle emissioni inquinanti.

L’impegno dell’Italia:

L’Italia sta partecipando attivamente alla questione, ha approvato diversi documenti i cui obiettivi possono essere così riassunti: raggiungere zero emissioni al 2050, creare corridoi di navigazione verdi e rotte marittime a impatto zero tra due o più porti, investire in tecnologie pulite integrando la sostenibilità in ogni settore, raggiungere la neutralità climatica puntando sul green, sfruttare energia pulita attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, sviluppare agricoltura sostenibile tutelando foreste e biodiversità, sostenendo la crescita di posti di lavoro e commercio.

Giudizi sull’accordo raggiunto:

Il presidente di COP 26 Alok Sharma, mostra il suo rammarico e la sua delusione per l’accordo raggiunto, scusandosi con i paesi maggiormente colpiti da questa crisi, nonostante siano le nazioni con meno responsabilità in merito.

L’inviato degli Stati Uniti John Kerry lo ha definito un buon accordo ma con qualche criticità.

La direttrice esecutiva di Greenpeace Jennifer Morgan ha intuito un segnale positivo.

Manuel Pulgar-Vidal del Wwf ritiene che le opportunità siano cresciute, ma è necessario radicalizzare queste soluzioni se si vuole davvero mettere un freno al problema catastrofico del clima.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lo definisce un passo importante ma insufficiente per combattere davvero il problema. Bisogna fare molto di più per superare le contraddizioni. Greta Thunberg pensa che siano solo parole, poiché ciò che fa la differenza è quello che si fa fuori dalle sale in cui si svolge la conferenza.

I differenti giudizi potrebbero scaturire a seconda della prospettiva da cui si guarda l’accordo. Se lo si osserva presupponendo che sia stato raggiunto dai delegati di ogni nazione con l’obiettivo di arrivare al miglior compromesso per la propria nazione e non per il mondo, si può considerare come una buona alleanza. Se si parte dal presupposto di avere possibilità concrete di salvare il Pianeta allora è una sconfitta: un accordo troppo esiguo che non presenta quasi nulla di nuovo rispetto all’accordo di Parigi di 6 anni fa e soprattutto senza un chiaro piano d’azione.

Criticità e possibili soluzioni:

Quello che ci aspettava da questa COP26 era l’impegno in obiettivi più ambiziosi di quelli fissati in precedenza. Il Glasgow Climate Pact non sancisce la differenza tra +1.5 e +2 gradi, non fissa date limite entro cui raggiungere determinati obiettivi, come l’uscita completa dal fossile, non finanzia il programma Loss & Damage ovvero non garantisce la protezione dei Paesi più svantaggiati e allo stesso tempo meno colpevoli della crisi del clima. I rappresentanti di Antigua e Barbuda per conto di AOSIS (alleanza dei piccoli stati insulari) hanno ribadito che superare di 1,5 la temperatura sulla Terra porterebbe questi territori a scomparire.

Significa che c’è qualcosa di sbagliato nel sistema su cui si fondano le COP. La soluzione è cambiare rotta osservando le migliori alternative disponibili per fronteggiare realmente l’emergenza, sviluppando tecniche e investendo in tecnologie innovative che permettano azioni concrete.

Ad esempio EEA (Agenzia Europea per l’Energia) ha promosso alcune iniziative, diversi comuni e amministrazioni si stanno muovendo verso la sperimentazione di nuovi modelli di governance (sociocrazia, democrazia deliberativa), il movimento XR che lotta contro il riscaldamento globale per la promozione di assemblee deliberative. Tutto per stendere le basi nella ricerca di un vero metodo che possa portare alla soluzione del problema.

Lo scenario peggiore è quello del tracollo climatico, al momento il più realistico, dove si rende indispensabile lottare fino a quando sarà possibile.

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