';
side-area-logo

Formazione come investimento sul futuro

Simone Ruffinatto: “Indispensabile per restare sul mercato e essere protagonisti anche domani”

Per numerose aziende, soprattutto piccole e medie, l’investimento in formazione è ritenuto ancora a rendimento zero. Un mondo in costante evoluzione richiede, però, che anche il lavoro che svolgiamo sia continuamente aggiornato. Per accrescere le competenze dei lavoratori e far crescere l’azienda, ma anche per offrire servizi migliori e differenti. Investire sulle persone significa considerarle una ricchezza aziendale, la chiave del proprio business. Non sempre è un investimento semplice, soprattutto se parliamo di piccole e medie aziende, ma è un fattore di crescita imprescindibile.

La pandemia ha messo in evidenza ancora di più l’accelerazione che la nostra società sta vivendo e che vivrà nei prossimi anni. “Un anno di pandemia ci ha costretti in un lasso di tempo breve a cambiamenti che, normalmente, sarebbero avvenuti in più di dieci anni – sottolinea Simone Ruffinatto, vicepresidente ACEPER – Questo trend di cambiamento è avviato ed è destinato ad essere sempre più veloce. Occorre, a livello formativo, non solo adeguarsi ma precorrere i tempi”. “Pensiamo alla DAD, la didattica a distanza, che è stata un cambiamento epocale per la nostra scuola, per i docenti e gli studenti. – continua Simone Ruffinatto – Ci sono stati problemi tecnologici, con la rete digitale non adeguata e i device che non erano disponibili per tutti.

È stato anche un problema di formazione, i docenti non erano formati per questo tipo di insegnamento. Un insegnante, anche molto bravo, ha dovuto confrontarsi con un sistema di comunicazione e di trasmissione del suo sapere mediato da uno schermo e da un software per videoconferenze. Un approccio, anche comunicativo, completamente diverso da quello tradizionale. Non sarebbe stato utile, fin dall’inizio, avere le competenze tecniche nell’uso dei mezzi tecnologici e nelle modalità di comunicazione per adattare l’insegnamento al diverso sistema di trasmissione del sapere?” “Nelle aziende è stato lo stesso. Ci si è dovuti adattare ad un rapporto mediato. Però si è scoperto che non solo è possibile ma anche che funziona e che non si tornerà più indietro ma, anzi, questa nuova modalità evolverà ulteriormente. I contatti diretti non spariranno, e meno male, ma i vantaggi della tecnologia che una volta era prerogativa solo dalle grandi aziende ora sono estesi anche alle piccolissime società; è indispensabile quindi saper utilizzare i mezzi necessari ed avere il corretto approccio anche mentale.” Troppe, purtroppo, le aziende che in questi anni difficili hanno sofferto ed addirittura chiuso; a fronte di altre che, nello stesso settore, hanno raddoppiato e in alcuni casi anche triplicato i propri fatturati.

“Sono quelle che hanno avuto la capacità di cambiare mentalità e hanno compreso il cambiamento, lo hanno studiato e si sono adattate, anzi migliorate, modificando magari la produzione, il modus operandi e formando i dipendenti per rendere anche loro in linea con il cambiamento aziendale – osserva Ruffinatto – Esistono strumenti come il Fondo Nuove Competenze [ACEPER impresa green ne parla anche a pag 64. Ndr] che lo scorso anno ha finanziato la formazione per 500 milioni e che è stato rifinanziato e maggiorato, anche per il 2022. E’ indirizzato alle soft skill, di fatto a qualsiasi tipo di formazione e, soprattutto, copre anche i costi orari del lavoratore impegnato nel periodo di formazione.

Lo scorso anno il Fondo è stato utilizzato principalmente dalle grandi imprese come Telecom, Wind e Vodafone solo per citarne alcune, ma quest’anno sono stati posti dei tetti. Ora è davvero un’opportunità alla portata di tutti e che anche le piccole aziende possono e devono utilizzare per migliorare perché in un mercato sempre più duro, più competitivo anche le aziende devono essere più resilienti. Oggi la formazione si può fare attraverso questi fondi e non sono gli unici. Ci sono anche quelli di Formazione 4.0, più legati al mondo di automazione digitale e ad una digitalizzazione veramente a 360 gradi, che finanziano la formazione attraverso importanti crediti d’imposta.” In un momento come quello attuale sottrarre ore di lavoro per fare formazione può però essere difficile: “E’ vero, però è indispensabile per godere dei benefici che la formazione porta – precisa il vicepresidente ACEPER – Nel Fondo Nuove Competenze, lo abbiamo già detto ma lo ribadiamo, è previsto anche il contributo per il costo orario del lavoratore impegnato.

Pensiamo però ai benefici della formazione e facciamo l’esempio dei CRM, il Customer Relationship Management: uno strumento indispensabile per la gestione di tutti i rapporti e le interazioni con i clienti potenziali ed esistenti. Molte aziende non l’hanno ancora adottato e restano fedeli ad Excel, sicuramente straordinario ma non adatto ad una gestione veramente efficace ed immediata. Altre aziende, e non sono poche, lo hanno adottato ma si sono scoraggiate e l’hanno abbandonato dopo breve tempo”. E prosegue: “Esiste una comprensibile resistenza al cambiamento, è insita nelle persone e nelle aziende.

Perché cambiare una cosa che funziona abbastanza bene e perdere del tempo a impararne e farne imparare una nuova? La formazione aiuta proprio in questo, nel creare o aggiornare le capacità necessarie per fare il salto di qualità; senza dimenticare che con il training on the job molte delle ore dedicate alla formazione sono anche ore lavorative effettive perché si impara lavorando e dopo il primo momento di impasse, e in alcuni casi di preoccupazione, l’operatività aziendale è raddoppiata o addirittura triplicata”. “Utilizzare gli strumenti di formazione per essere al passo con i tempi e non perdere le opportunità è necessario, non solo per sopravvivere – conclude Simone Ruffinatto – Se non lo fai esci dal mercato ma se lo fai si apriranno nuovi mercati. Formare i collaboratori sia sulle proprie competenze ma soprattutto sulle soft skills, con gli strumenti che oggi ci sono, migliora l’azienda. Su questo non esistono dubbi. Se non lo fai oggi non puoi sapere se tra tre anni potrai essere tra quelli che potranno raccontare come vanno le cose in azienda”.


Tratto dalla rivista Aceper impresa green (volume 5) – vedi anche tutti i numeri della rivista.

CONSIGLIATO
  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIN
  • Pinterest
CONDIVIDI