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Il futuro è del biometano

Una strada da percorrere per l’ambiente e un’opportunità per produttori e imprenditori agricoli

Lo scenario italiano ed europeo verso la transizione energetica non può prescindere da una fonte rinnovabile, non sempre agli onori delle cronache come altre, ma indispensabile: ci riferiamo al biometano, essenziale eppure poco conosciuto.

Ma cos’è e come si produce il biometano?

Il biometano è un gas derivato del biogas, che ha subìto un processo di upgrading, cioè di raffinazione e purificazione; tale trattamento lo porta ad assumere caratteristiche e condizioni di utilizzo corrispondenti a quelle del gas metano e che, quindi, lo rendono idoneo all’immissione nella rete del gas naturale. Nasce dalla decomposizione e dalla fermentazione di biomasse agricole (colture dedicate, sottoprodotti e scarti agricoli e deiezioni animali), agroindustriali (scarti della filiera della lavorazione della filiera alimentare), dalla frazione organica dei rifiuti solido urbani e persino di fanghi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue. Il trattamento viene svolto in un digestore anaerobico (ambiente privo di ossigeno) che produce biogas, povero di energia (solo tra il 40% e il 60% di metano, il 40-60% di CO2 e tracce di altri composti). Questo biogas viene purificato creando così il biometano, completamente ecologico e pronto per essere iniettato nella normale rete di distribuzione del gas. I vantaggi del biometano sono numerosi sia dal punto di vista ambientale che logistico: emette livelli quasi nulli di polveri e riduce le emissioni di CO2 rispetto ai carburanti tradizionali; il trasporto può avvenire con le stesse infrastrutture del metano; non necessita di importazioni dall’estero. Oltre a ciò è un perfetto esempio di economia circolare.

Proprio dal principio dell’economia circolare si evidenziano benefici notevoli anche per i produttori. Infatti dopo un approfondito confronto tecnico, la Commissione Europea ha approvato il nuovo regime di incentivazione per la produzione di biometano. Il programma finanziato attraverso il Pnrr con 1,7 miliardi di euro, per sostenere la costruzione di impianti di produzione di biometano sostenibile nuovi o riconvertiti da precedenti produzioni, in attuazione delle indicazioni europee riportati nel piano RePowerEu.

È un approccio che si focalizza principalmente, seppur non esclusivamente, sulla produzione di biogas connesso ad attività agricole e che prevede in generale un contributo del 40% sull’investimento e una tariffa incentivante sul biometano prodotto per 15 anni.

Su questo tema il ministro Cingolani ha firmato, il 5 agosto scorso, un Decreto ministeriale – interpretativo del DM 2 marzo 2018 sugli incentivi per la produzione del biometano – chiarendo alcuni aspetti relativi all’applicazione del Decreto del 2018, destinato a incentivare il biometano immesso nel sistema dei trasporti mediante un meccanismo d’obbligo a carico dei soggetti che utilizzano carburanti fossili. Viene infatti definito, in particolare, il momento in cui matura il diritto al riconoscimento dell’incentivo per la produzione del biometano e il termine entro cui tale diritto debba essere esercitato (fissato al 31 dicembre 2023), pena la sua decadenza. L’insieme di queste misure permetterà al settore agricolo di contribuire in modo concreto al conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione, alla riduzione del fabbisogno di gas estero e al miglioramento della sicurezza dell’approvvigionamento.

Dati alla mano, Simone Ruffinatto, vicepresidente ACEPER, ribadisce la convinzione che il biometano possa e debba essere una carta vincente: “Non si possono più avere dubbi sulla strada da percorrere – sottolinea – I vantaggi per l’ambiente sono evidenti: minore produzione di CO2 e riduzione delle fonti fossili non rinnovabili. Ma oltre ai benefici sul fronte ecologico passare alla produzione di biometano rappresenta anche una straordinaria opportunità per gli agricoltori italiani. Il circuito virtuoso che si crea utilizzando le biomasse di scarto della produzione agricola consente, infatti, di inserirsi a pieno titolo nell’economia circolare da protagonisti ed accedere ai significativi incentivi che l’Europa ha messo sul tavolo per un periodo piuttosto lungo. Direi proprio che è un treno che non possiamo permetterci di perdere”.

Secondo le stime di Eba (European Biogas Association) e GIE (Gas Infrastructure Europe) in Europa il numero totale di impianti di biogas e biometano in funzione è di circa 20.000 unità.

Gli impianti di produzione di biometano (dati consolidati ad ottobre 2021) sempre in Europa erano 1.023 (nel 2020 erano 729) con un incremento, nel 2020, dovuto principalmente a Francia (+91), Italia (+11) e Danimarca (+10).

L’Italia conta 27 impianti per la produzione di biometano di cui 23 già connessi alla rete e 4 in attesa di connessione con una capacità complessiva di produzione di 25.445 mc all’ora, pari a circa 220 milioni di m3 .

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Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 8) – vedi anche tutti i numeri della rivista