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La rivoluzione green e le sfide del nuovo Governo, alle prese con la transizione

Alex Ricchebuono: “La strada verso l’innovazione è tracciata e l’Italia non può più permettersi di rimanere indietro”

Quali sfide deve affrontare il Governo Draghi e quali, in particolare, per l’ormai improrogabile transizione ecologica e digitale? Lo abbiamo chiesto ad Alex Ricchebuono, managing director di New End Associates e professore a contratto di Storia ed Evoluzione della Moneta presso l’Università del Piemonte Orientale, in un’intervista a tutto campo sulla situazione italiana che parte dalla crisi finanziaria del 2008 per arrivare alla blockchain, passando naturalmente dall’istituzione del ministero della transizione ecologica.

  • Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, deve affrontare con il nuovo Governo una crisi sicuramente peggiore di quella in cui il nostro paese è entrato nel 2008, aggravata dalla pandemia che continua a rallentare i tempi di una ripartenza effettiva. Quali ipotizza possano essere i provvedimenti nell’immediato e quali potrebbero essere nel medio termine le strade che verranno seguite? Lei concorda?

La crisi del 2008-9 fu essenzialmente una crisi del settore finanziario e per quanto profonda ed inattesa fu gestita con strumenti finanziari: quantitative easing, abbassamento dei tassi d’interesse, riduzione della leva finanziaria e molto altro ancora. Quella che stiamo vivendo è invece una situazione del tutto anomala e mai registrata dal dopoguerra ad oggi. Un mix esplosivo di blocco sincronizzato e globale di intere nazioni con molti centri produttivi arrestati per mesi, unito ad una crisi sanitaria che ha fatto già oltre 2 e mezzo milioni di morti cambiando in maniera, forse irreversibile, alcune nostre abitudini. Dunque le sfide che non solo il Governo Draghi, ma tutti i principali paesi al mondo devono fronteggiare sono estremamente complesse e dovranno prevedere una moltitudine di soluzioni alcune delle quali creative o mai implementate prima d’ora. Sono tre i pilastri su cui si baseranno le ricette di rilancio: Digitalizzazione e innovazione  di prodotti e servizi pubblici e privati, passando per la graduale riorganizzazione della vita collettiva post lockdown; Rivoluzione verde, per proteggere e migliorare il capitale naturale di cui è ricco in particolare il nostro Paese, tutto ciò provando ad accrescere la qualità della vita per generare ricadute economiche positive nel rispetto dei limiti ambientali; Parità di genere e inclusione per tutte le minoranze, per consentire alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, ma anche a chi appartiene a classi sociali e territori più svantaggiati, di contribuire appieno allo sviluppo della vita economica e sociale della sua comunità.

  • Che ripercussioni potrà avere per l’Italia essere rappresentati da Draghi in ambito europeo?

La credibilità internazionale dell’ex Governatore della Banca Centrale Europea è un asset indiscutibile, ma può rappresentare un punto di partenza, certamente non un punto di arrivo. Solo se il Governo Draghi riuscirà a imporre una direzione riformista basandosi su un piano di ripresa solido e condiviso, potrà confermare il suo rango internazionale e potrebbe persino influenzare un programma riformista in seno all’Unione Europea che rafforzare le relazioni col neonato Governo Biden negli Stati Uniti. Mario Draghi beneficia di un’immagine di serietà e competenza acquisita durante le sue precedenti funzioni all’interno della BCE ed ancor prima grazie ai ruoli molto rilevanti per il Tesoro Italiano e per molte istituzioni pubbliche e private globali. È diventato così un punto di riferimento quasi automatico già nei primi vertici a cui ha partecipato. Al di là delle inevitabili considerazioni politiche che si legano al suo incarico e nelle quali non è mia intenzione entrare, le rilanciate relazioni Europee grazie alla sua nomina, appaiono come la classica manifestazione di un meccanismo della politica italiana ossia il ricorso a un deus ex machina fuori dalle beghe interne ai partiti, che dovrebbe permettere di prendere decisioni altrimenti osteggiate con veti e contro veti. Per tutte queste ragioni, Il Governo Draghi può davvero rappresentare una nuova stagione per il nostro Paese, rimettendo l’interesse nazionale al centro delle questioni Europee e transatlantiche. L’Italia può quindi sperare in un vero salto di qualità, se riuscirà a combinare questo vantaggio d’immagine con l’efficacia delle riforme interne, a cominciare dall’efficacia del piano vaccinale e di rilancio economico. Piano quest’ultimo che dovrà necessariamente passare attraverso una trasformazione energetica, digitale e di riassesto ambientale senza precedenti.

  • La creazione del Ministero della Transizione ecologica, guidato dal fisico Roberto Cingolani, è una novità assoluta per l’Italia ed ha anche pochi esempi simili in Europa. La transizione energetica porterà ad un nuovo modo di fare economia che va al di là dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili?

La Finanza Etica unisce due parole apparentemente inconciliabili, un ossimoro direbbero i linguisti. Eppure se si considera che il denaro è la forza creatrice di ogni progetto d’impresa, è assolutamente così. Sì, perché è proprio dalle decisioni o peggio dalle non decisioni umane che scaturiscono conseguenze con effetti a catena molto rilevanti. Dunque un rapporto più etico con il denaro non può che avere risvolti assai importanti e decisamente auspicabili viste le recenti e tragiche conseguenze della pandemia che stiamo ancora tristemente vivendo. Il piano di rilancio Europeo, più noto come Recovery Plan, presenta dei profili straordinari proprio a partire dal settore ambientale con una dotazione di spesa attribuita al nostro Paese di quasi 70 miliardi di Euro. Il Piano è composto da varie missioni ma quelle principali sono la rivoluzione verde e la transizione ecologica assegnate per la prima volta appunto ad un ministero ad hoc. Un mandato ampio che riguarderà i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità, dell’efficienza degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento. Sull’agricoltura sostenibile e l’economia circolare è prevista una spesa complessiva di 6,3 miliardi di Euro. Per quanto riguarda il settore dell’energia rinnovabile e della mobilità sostenibile, gli investimenti salgono a 18,2 miliardi, mentre sono addirittura oltre 29 quelli stanziati per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici pubblici e privati. Infine, 15 miliardi verranno investiti per la tutela del territorio e delle risorse idriche. Certamente per la realizzazione di un piano così ambizioso era indispensabile una cabina di regia chiara ed autorevole per evitare le proverbiali lungaggini ed inefficienze del “Sistema Italia”. E’ chiaro che si tratti per ora di un meraviglioso libro dei sogni su carta, che richiederà uno sforzo ed un impegno titanici per realizzarlo. Ma come disse una volta un saggio, se non ora quando?

  • Lo sviluppo sostenibile è strettamente collegato con il piano Next Generation Eu. Quali sono i percorsi che effettivamente il nostro paese può intraprendere a breve?

Una delle principali peculiarità di questo piano senza precedenti, risiede nel suo raggio d’azione che va ben oltre alla semplice erogazione di risorse finanziarie ed implica un ruolo di driver da parte dei governi e degli organi delegati per la sua implementazione, per influenzare e dirigere le decisioni di spesa delle imprese nei settori coinvolti. Per questo sono state affidate ad agenzie governative, come SACE o l’ICE, ruoli di supervisione e controllo, affiancandosi alla macchina pubblica a sostegno del settore privato al fine di rendere efficace il piano di finanziamenti europeo. Seguire un approccio agli investimenti di lungo termine e non ossessionato dalla liquidità giornaliera, ha dimostrato storicamente che è possibile tenere insieme partecipazione, orientamento sociale e ambientale degli investimenti con un atteggiamento non necessariamente speculativo, dando così il suo implicito contributo all’equilibrio e alla stabilità del sistema economico-finanziario nel suo complesso, generando al contempo profitti. Dall’altro lato il ruolo di sostegno all’economia reale da parte del mondo finanziario sarà imprescindibile ed il settore del private equity e del private debt dovrà mettersi insieme a quello bancario, in un posto di prima fila a fianco di quello pubblico. Ed anche su questi temi Draghi è un esperto nonchè un profondo conoscitore delle regole di comportamento dei mercati finanziari, dunque le sue competenze ed il suo carisma potranno contribuire ad attrarre capitali privati stranieri che altrimenti sarebbero stati impiegati altrove. Dunque la strada verso l’innovazione è tracciata e l’Italia non può più permettersi di rimanere indietro anche in virtù o per colpa delle lentezze sinora dimostrate da una burocrazia granitica ed una popolazione restia ai grandi cambiamenti. Cambiamenti va ricordato, che erano già in atto da anni a livello globale e che la pandemia non ha fatto altro che accelerare.

  • Insieme alla transizione ecologica l’Italia necessita di una seria transizione digitale. Cosa significa esattamente? Può questa transizione passare anche attraverso l’uso della blockchain?

Per la transizione digitale e l’innovazione, il Next Generation Italia prevede ben 46,2 miliardi di Euro sul totale dei circa 200 che verrano erogati, da ripartirsi su tre componenti. La prima riguarda la digitalizzazione e la modernizzazione della pubblica amministrazione con 11,45 miliardi di Euro attraverso un programma di innovazione strategica, che realizzi un cambiamento strutturale per rafforzarla in maniera organica ed integrata col fine ultimo di rendere più competitivo il “sistema-Italia”. La seconda e più corposa componente, è quella relativa alle imprese private con 26,73 miliardi per la cosiddetta “Transizione 4.0” che prevede la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, ed investimenti per il monitoraggio satellitare e la creazione di connessioni efficienti. Per realizzare questi obiettivi ci saranno notevoli incentivi fiscali riservati alle imprese che investiranno in beni strumentali, materiali ed immateriali, necessari ad un’effettiva trasformazione digitale dei loro processi produttivi, nonché alle attività di ricerca e sviluppo connesse a questi investimenti. Infine la terza componente riguarderà il sistema turistico e culturale del Paese con la modernizzazione delle infrastrutture, la formazione ed il potenziamento di quelle esistenti attraverso investimenti in logistica e servizi turistici strategici. Per quanto riguarda invece il ruolo della blockchain, credo che come tutte le rivoluzioni tecnologiche, avverrà in modo graduale. C’è chi paragona l’impatto di questa tecnologia a quello di internet ma si dimentica che Bitcoin e la sua blockchain è stato lanciato nel gennaio del 2009 e solo da un paio d’anni è assurto agli onori delle cronache peraltro con toni non sempre positivi. È vero, internet ha rivoluzionato completamente diversi settori, ma ci sono voluti decenni. Per cui sono del parere che ci vorrà lo stesso tempo per la blockchain. Ammesso e non concesso che si riesca a regolamentarla, perché proprio la sua natura di database decentralizzato, globale e opensource lo rende difficilmente imbrigliabile in legislazioni e limitazioni di carattere nazionale. Al momento, la questione riguarda più il suo potenziale utilizzo a sostegno di quei settori sopraelencati, fondamentali per il rilancio dell’economia. È chiaro che prima entreremo in questo nuovo ecosistema, prima aumenteremo le chance di un suo utilizzo con anche un vantaggio economico. In tempi brevi, è probabile che il cambiamento più evidente sarà l’utilizzo delle criptovalute come metodi alternativi di pagamento come dimostrano i recenti annunci altisonanti di alcune aziende leader della Sylicon Valley. Ma attenzione, con criptovalute non si intendono necessariamente bitcoin, ethereum o ripple, le cui caratteristiche sono quelle di non essere legate a una moneta di Stato e non avere un riconoscimento giuridico. Piuttosto, si tratterà di stablecoin registrate dalle Banche Centrali e il cui valore sarà collegato alle monete ufficiali come l’Euro, il Dollaro e lo Yuan. Insomma, se prima non si troverà un modo per regolamentare una tecnologia che doveva nascere proprio per eliminare i centri di controllo delle informazioni e gli intermediari che dovevano garantirle, credo che sarà molto difficile un suo impiego su larga scala in tempi brevi.


Alex Ricchebuono ha oltre 24 anni di esperienza nel settore dell’Asset Management ed ha ricoperto ruoli di responsabilità per lo sviluppo commerciale a livello europeo in società di primaria importanza tra le quali: Credit Suisse, Janus Capital, American Express e Bnp Paribas. È stato tra i soci fondatori dell’Associazione Italiana del Private Banking e membro del primo consiglio di amministrazione. Vive e lavora tra Milano e Londra ed è Partner di New End Associate, piattaforma Inglese per la distribuzione di alcuni dei più importanti gestori alternativi internazionali. Scrive libri e articoli sulla storia della finanza ed è un appassionato di storia economica ed evoluzione della Moneta. Ha realizzato una serie di video pillole per Il Sole 24 Ore dal titolo “I soldi Raccontano”. Ha inoltre condotto per la Radio Televisione Italiana il documentario in 4 puntate Money Art andato in onda su RAI 5, nel quale ha raccontato gli intrecci tra il mondo della finanza e quello dell’Arte. È un grande collezionista di documenti legati alla storia economica e del denaro. 

www.ricchebuono.com

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