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Tutti i colori dell’idrogeno

Quanto sarà arcobaleno il nostro futuro?

Uno dei punti nevralgici della transizione energetica, sia nei piani italiani che quelli europei, è l’idrogeno. Green Company Magazine ne ha parlato con Davide Chiaroni, professore del Politecnico di Milano, e co-fondatore di Energy & Strategy, punto di riferimento per la community italiana delle rinnovabili.

Quali sono gli effettivi vantaggi dell’idrogeno rispetto alle altre energie rinnovabili?

Il vantaggio dell’idrogeno è quello di essere un vettore energetico e di poter essere usato sia per la produzione di calore (ad esempio nei settori ad elevato consumo termico, come la siderurgia, che non a caso sono classificati come hard-to-abate, ossia difficili da decarbonizzare) che per quella di elettricità (mediante l’elettrolisi), senza l’emissione di anidride carbonica. Inoltre, l’idrogeno nella sua forma gassosa può essere trasportato e stoccato (anche se non senza difficoltà tecniche) ed è quindi, come vettore energetico, particolarmente flessibile e usabile anche per “bilanciare” le esigenze energetiche, contrastando la variabilità tipica (giornaliera e stagionale) delle altre rinnovabili non programmabili, ossia il fotovoltaico e l’eolico.

Quando si parla di transizione mediante l’uso dell’idrogeno si intende esclusivamente quello verde? Le altre forme di produzione, definite per colore, possono avere un ruolo nella transizione?

In realtà – anche se l’idrogeno verde è certamente l’obiettivo, considerando a tendere un sistema energetico complessivamente alimentato da rinnovabili – bisogna fare i conti oggi con l’effettiva disponibilità di capacità produttiva di energia rinnovabile per la produzione di idrogeno. Ecco allora che l’idrogeno “blu”, derivante dal gas metano ma con un processo di cattura della CO2 che lo rende non emissivo, oppure anche (seppur non in Italia) quello rosa o viola, ossia derivante da energia nucleare, possono essere un interessante “ponte” soprattutto nel periodo di transizione verso il 2030 e ancor di più verso il 2050.

Quanto siamo distanti o vicini ad un uso concreto e massivo dell’idrogeno? Diventerà effettivamente un’energia per il consumo di massa?

Fare previsioni di questo tipo è sempre difficile. Tuttavia è la stessa Unione Europea a dare un ruolo primario all’idrogeno negli obiettivi di neutralità climatica e sulla necessità di avere un vettore energetico così flessibile a disposizione direi che ci sono davvero pochi dubbi. La vera incognita sono i tempi. Già oggi dobbiamo traguardare almeno il periodo successivo al 2035 per avere installata la capacità necessaria ad usare efficacemente l’idrogeno nel nostro mix energetico e certo il periodo di turbolenza che stiamo attraversando non facilita la messa a piano di investimenti con così lunghi tempi di messa in funzione, rischiando di farci arrivare tardi all’appuntamento.

La Zero Carbon Policy Agenda, proprio realizzata da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, di cui lei è vicedirettore, segnala che l’Italia è in ritardo nel percorso verso la decarbonizzazione per l’obiettivo del 2030 e che potrebbe essere impossibile raggiungere la neutralità carbonica prevista per il 2050. Potrà essere l’idrogeno la vera svolta?

Per quanto detto sopra, purtroppo non è dall’idrogeno che dobbiamo aspettarci il contributo determinante nell’orizzonte del 2030. Dobbiamo accelerare ora sugli altri fronti: fotovoltaico ed eolico per la produzione di energia, ed efficienza energetica (non a caso su questo è intervenuto con forza l’Europa) del patrimonio edilizio.


Davide Chiaroni è professore ordinario di Strategia e Marketing al Politecnico di Milano, e co-fondatore di Energy & Strategy, il gruppo di ricerca sull’energia e la sostenibilità, punto di riferimento per la community italiana delle rinnovabili.


Grigio: la forma più comune e economica di produzione. Creato dal gas naturale mediante steam reforming che separa l’idrogeno dal gas naturale. Le emissioni di carbonio della produzione vengono rilasciate nell’atmosfera.

Blu: estratto, come il grigio, con steam reforming. Le emissioni però vengono catturate e immagazzinate, riducendo ma non eliminando le emissioni nell’atmosfera.

Verde: realizzato mediante elettrolisi, utilizza per la produzione energie rinnovabili evitando emissioni di carbonio ma ha ancora alti costi di produzione.

Nero e Marrone: creato con un processo opposto all’elettrolisi, chiamato gassificazione, utilizza il carbone le cui emissioni vengono poi rilasciate nell’aria.

Rosa (Viola o Rosso): estratto attraverso l’elettrolisi alimentata dall’energia nucleare.

Turchese: realizzato con un processo chiamato “pirolisi del metano”, produce idrogeno e carbonio solido utilizzando il calore per abbattere la composizione chimica. Nessun carbonio viene rilasciato nell’aria ma viene immagazzinato nel carbonio solido creato. E’ piuttosto recente e ancora in fase sperimentale.

Giallo: anch’esso recente è prodotto attraverso l’elettrolisi utilizzando esclusivamente energia solare.

Bianco: si trova naturalmente nei depositi sotterranei di idrogeno geologico. Viene estratto attraverso il fracking, frantumazione della roccia con una miscela ad alta pressione di acqua, sabbia e sostanze chimiche per rilasciare il gas all’interno. Al momento non ne è previsto l’utilizzo come fonte energetica.


Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 9) – vedi anche tutti i numeri della rivista