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FV in aree agricole, settore in fibrillazione dopo il decreto

IS compra uno spazio sui principali quotidiani per sensibilizzare Meloni, che però rilancia: “Stop al fotovoltaico senza regole”. Le posizioni di Utilitalia e Aceper. Coldiretti plaude: “Puntare sui tetti”

Un messaggio alla Presidente del Consiglio attraverso le pagine dei principali quotidiani nazionali (Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e La Repubblica) per convincerla a tornare indietro rispetto al parziale stop imposto agli impianti fotovoltaici in aree agricole dal decreto approvato ieri in Cdm (QE 6/5).

È l’iniziativa presa da Italia Solare, che assieme ad altre associazioni guarda ovviamente con preoccupazione alle possibili conseguenze della norma.

La premier Giorgia Meloni, però, rilancia convintamente la scelta del Governo: “Continueremo a lavorare per difendere settori strategici per la nostra Nazione come l’agricoltura”, ha affermato in un messaggio postato su X, “stop al fotovoltaico senza regole e più energia pulita senza consumare suolo agricolo”.

La norma piace anche a Coldiretti, che invita a puntare al FV sui tetti per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, Critiche invece da Utilitalia e Aceper, che però apprezza la versione più “morbida” della norma rispetto alle prime bozze di decreto.

La posizione degli operatori

“Con questo provvedimento – afferma il presidente di Italia Solare Paolo Rocco Viscontini – si impedisce l’agrivoltaico a terra se non con strutture elevate e molto costose che necessitano di incentivi per i quali il FV poteva fare a meno con provvedimenti più lungimiranti, senza contare l’impatto paesaggistico di questa tipologia di impianti che creerà in fase autorizzativa”

Inoltre, aggiunge Viscontini, “togliere la Solar Belt significa privare le aziende italiane della possibilità di farsi impianti fotovoltaici che garantiscono energia a basso costo”.

L’associazione, dunque, “si batterà in ogni sede per evitare i gravi danni che questo decreto porterà agli italiani, a cominciare dall’aumento delle bollette”.

“Riteniamo che il DI Agricoltura, col divieto dell’agrivoltaico a terra, sia un danno per l’Italia”, ha detto all’Ansa il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo. “Se il governo voleva difendere la destinazione agricola dei terreni, poteva pensare a incentivi per quegli agricoltori che vogliono convertire i loro fondi al fotovoltaico perché poco redditizi”, ha sottolineato.

“Siamo soddisfatti di vedere una parziale rettifica rispetto alla bozza iniziale riguardante il divieto sull’agrivoltaico, ma non possiamo ignorare le restrizioni ancora presenti sul fotovoltaico”, ha affermato Veronica Pitea, presidente di Aceper, l’Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili che riunisce oltre 7.000 associati per 10.000 impianti e 2 GW di potenza.

“Sorgono delle riflessioni di fronte a dati allarmanti come quelli forniti dalla ricerca del Sole 24 Ore – ha aggiunto – che evidenzia come un terzo dei nostri terreni, pari a 3,7 milioni di ettari, sia abbandonato da anni. Comprendiamo l’importanza di utilizzare i terreni per la coltivazione, ma di fronte a una così elevata percentuale di suolo inutilizzato, perché adottare una posizione così rigida nei confronti del fotovoltaico?”

Il commento di Coldiretti

“Dopo anni in cui abbiamo chiesto l’emanazione del decreto aree idonee sul fotovoltaico a terra – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – arriva un giusto intervento per fermare le speculazioni dei grandi fondi di investimento che in molte aree del Paese sta mettendo in difficoltà la produzione agricola”.

Secondo Coldiretti, il modello vincente “è quello di transizione energetica che vede le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra che consentano di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio”.

Secondo uno studio di Coldiretti Giovani Impresa solo utilizzando i tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole sarebbe possibile recuperare una superficie utile di 155 milioni di metri quadri di pannelli con la produzione di 28.400 GWh di energia solare, pari al consumo energetico complessivo annuo di una regione come il Veneto.

Anche secondo il centro studi Divulga, prosegue Coldiretti, ipotizzando che sul 10% dei tetti sia già installato un impianto, il semplice utilizzo degli edifici disponibili potrebbe generare tra 59 e 77 GW, “un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile previsto dal Pniec al 2030”.


Vedi qui l’articolo completo di Quotidiano Energia del 07/05/2024