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Italia quintultima in Europa per autonomia energetica ma seconda per disponibilità

Lo studio di The European House-Ambrosetti in collaborazione con A2A

Sono cinque i punti chiave del position paper “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime” realizzato e presentato, nel corso del Forum di inizio settembre a Cernobbio, da The European House-Ambrosetti in collaborazione con A2A.

  • L’Italia è oggi quintultima in Europa per autonomia energetica (22,5% vs. 39,5% di media UE al 2019) ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio.
  • Sfruttando le sue materie prime – acqua, vento, sole e rifiuti – e agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento, l’Italia può raggiungere il 58,4% di autonomia energetica, quasi triplicando gli attuali livelli, con un incremento di circa quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni.
  • È ottenibile una crescita di potenza installata di 105,1 GW di solare, 21,1 GW di eolico e 3,3 GW di idroelettrico dall’attivazione delle fonti di energia rinnovabili nei nostri territori, a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere.
  • Circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti possono essere avviati a recupero energetico producendo elettricità per oltre 7 TWh (+55% rispetto al 2020).
  • La valorizzazione del biometano può attivare circa 6,3 miliardi di m3 (8% del consumo nazionale e 22% del gas importato dalla Russia).

La ricerca, per valutare come la valorizzazione delle fonti energetiche disponibili in Italia possa contribuire all’autonomia energetica e il ruolo che ricoprono in questo percorso le regioni, ha adottato un approccio analitico bottom-up, quantificando le opportunità di sviluppo dei territori a partire delle loro caratteristiche, dalle fonti energetiche disponibili (acqua, vento, sole e rifiuti) e identificandole nell’ottica di una attivazione rapida alla luce di tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere.

“Con questo studio è stato possibile analizzare il potenziale delle regioni in termini di valorizzazione delle fonti energetiche disponibili, e di definire il contributo dei diversi territori per l’autonomia energetica del Paese all’interno dei vincoli normativi e strutturali esistenti.” – ha dichiarato Marco Patuano, Presidente di A2A nel corso della conferenza stampa di presentazione – “Sono già stati compiuti passi avanti in termini di sviluppo di produzione energetica da fonti rinnovabili, come mostra l’indice definito da Ambrosetti secondo cui l’Italia registra l’incremento più marcato fra i principali paesi europei nel periodo 2000-2019. La possibilità di ottimizzare ulteriormente la produzione a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle relative risorse disponibili e degli impianti già presenti, consentirebbe di attivare il pieno potenziale dell’Italia e di renderla meno soggetta a dinamiche esogene. Si tratta di un obiettivo raggiungibile solo attraverso un cambio di paradigma e il fondamentale coinvolgimento di istituzioni nazionali e locali, cittadini e imprese.”

“Veniamo da un’estate caratterizzata dal perdurare degli effetti di una crisi geopolitica ed economica e da quelli sempre più evidenti del climate change. Uno scenario che sta favorendo la consapevolezza della necessità di utilizzare al massimo le fonti energetiche rinnovabili per rendere il Paese quanto più possibile autonomo e per accelerare il processo di decarbonizzazione e transizione ecologica” – ha inoltre commentato Renato Mazzoncini, Amministratore delegato di A2A – “Oggi, secondo l’indicatore elaborato da Ambrosetti, l’Italia è quintultima in Europa per autonomia energetica ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio. Ed è proprio il pieno sfruttamento delle nostre fonti autoctone – quali acqua, vento, sole e rifiuti – che permetterebbe di triplicare l’indipendenza italiana dall’approvvigionamento energetico estero: un incremento di quasi quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni, a vantaggio di cittadini e imprese.”

L’autonomia energetica dell’Italia

Secondo l’indice realizzato da The European House-Ambrosetti, l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, produce nel proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. L’Italia è quintultima in UE davanti solo a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%). Tuttavia è tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019, oltre 2 volte quello della Francia (3,7 punti percentuali) e oltre 4 volte quello della Spagna (1,8 punti percentuali). Una crescita riconducibile allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio e ulteriormente sfruttabili. Secondo l’indice, che considera la fruibilità di acqua, sole e vento, l’Italia è seconda in UE per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili.

Le opportunità di sviluppo da fonti di energia rinnovabili

Secondo la logica della rapida attivazione delle fonti energetiche, lo studio evidenzia come il potenziamento della produzione autoctona di energie rinnovabili consenta di aumentare l’autonomia energetica. Relativamente al fotovoltaico, l’opportunità di sviluppo in Italia – a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere – risulta pari a 105,1 GW addizionali, quasi 5 volte la capacità installata odierna. Di questi GW incrementali, circa il 40% è legato a impianti sui tetti, mentre il 60% a impianti a terra. Per l’eolico, la valorizzazione delle opportunità di sviluppo in Italia stima un incremento di potenza di 21,1 GW rispetto ad oggi, ovvero quasi 2 volte la capacità attuale installata. Infine, la valorizzazione dell’idroelettrico – attraverso il repowering di impianti esistenti e lo sviluppo di impianti di mini-idroelettrico – valuta un incremento della potenza di 3,3 GW, oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata.

Le opportunità di sviluppo dalla valorizzazione energetica dei rifiuti e dallo sviluppo del biometano

Una quarta risorsa presente nel territorio, che si affianca alle fonti energetiche rinnovabili, sono i rifiuti. Una corretta gestione del ciclo dei rifiuti consente infatti sia di abbattere il ricorso alle discariche sia di contribuire ad accrescere la produzione nazionale di energia elettrica.

Nel complesso, l’Italia presenta oggi un’opportunità di recupero energetico da rifiuti (urbani e speciali) e da fanghi di depurazione che ammonta a oltre 8 milioni di tonnellate. Valorizzare una simile opportunità può abilitare una generazione elettrica di oltre 7 TWh, pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana. Un’efficace gestione di rifiuti e scarti di produzione può, inoltre, crea le condizioni per lo sviluppo della filiera del biometano. Nello specifico, considerando la riconversione degli impianti di biogas oggi esistenti, la valorizzazione della FORSU e delle biomasse di integrazione, può produrre circa 6,3 miliardi di m3 di biometano, circa il doppio della produzione nazionale di gas, l’8% del consumo nazionale di gas.

Il contributo delle fonti energetiche disponibili all’autonomia energetica

Complessivamente, la valorizzazione di tutte le opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti e coerentemente con le prospettive di elettrificazione dei consumi e di efficientamento energetico consentirebbe quasi di triplicare l’autonomia energetica italiana (raggiungendo un livello del 58,4%), ovvero 35,9 punti percentuali in più rispetto ad oggi e circa 4 volte l’incremento registrato negli ultimi 20 anni.

“Il mutato contesto geopolitico mondiale ha messo al centro delle agende europee e nazionali il tema dell’autonomia energetica” – dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House-Ambrosetti – “L’Italia è il secondo Paese in Unione Europea per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili: queste risorse devono essere attivate il prima possibile, attraverso un forte coinvolgimento dei territori. La valorizzazione di acqua, vento, sole e rifiuti – attivabili rapidamente alla luce di tecnologie e vincoli correnti – può aumentare la nostra autonomia energetica di quasi 36 punti percentuali, contribuendo in modo sostanziale a garantire gli attuali livelli di consumo e raggiungere i più importanti tra- guardi di sostenibilità e decarbonizzazione”.


Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 8) – vedi anche tutti i numeri della rivista